Se, a differenza di chi anche in tempi recenti aveva adottato la forma Manifesto per ragionare sui temi della comunicazione e della cultura d’impresa (il pensiero va in prima battuta ai “tweet prima di Twitter” del Cluetrain Manifesto[1]), gli estensori di quello dello Humanistic Management non avevano voluto esprimere tesi “fondative”, bensì piuttosto  “temporanee”, “transitorie”, “incostanti”: “impermanenti”, come è la realtà contemporanea; “variazioni” in senso musicale, intese come modificazioni di un tema sotto l’aspetto ritmico, armonico, contrappuntistico, timbrico, tale che il tema stesso possa essere sempre riconoscibile in forme continuamente diverse[2]; il Manifesto del Pop Management avrà piuttosto la forma di un Atlante warburghiano[3]. Di una mappa intesa come «uno strumento per compilare inventari straordinari» che può «comprendere concezioni escatologiche, principi di astronomia, cenni a teoria e pratica del golf, nozioni di botanica, saggi di critica letteraria». Ovvero «un sistema di correlazioni morfologiche fondato sull’analogia tra i soggetti più diversi della storia universale: la pittura olandese e la geometria euclidea, il fatalismo millenaristico e il jazz».[4]

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NOTE

[1] Cfr.: https://www.cluetrain.com/

[2] Cfr: http://www.marcominghetti.com/opere/il-manifesto-dello-humanistic-management/lunita-molteplice/

[3] Aby Warburg (1866-1929), storico della cultura e investigatore partecipe della storia dell’arte, inaugura con le sue ricerche un metodo per la storia della tradizione classica, proponendo una mappa delle costanti della memoria occidentale – miti, figure, parole, simboli – in un campo di indagine che si apre sulle risonanze culturali tra Rinascimento, Antico e Contemporaneo. Il suo Mnemosyne è un atlante figurativo (Bilderatlas) composto da una serie di tavole, costituite da montaggi fotografici che assemblano riproduzioni di opere diverse: testimonianze di ambito soprattutto rinascimentale (opere d’arte, pagine di manoscritti, carte da gioco, etc.); ma anche reperti archeologici dell’antichità orientale, greca e romana; e ancora testimonianze della cultura del XX secolo (ritagli di giornale, etichette pubblicitarie, francobolli).

[4] Ariminum Circus Stagione 1, pp. 62-63.

 

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