L’alba dei Social CEO
La trasformazione del modello organizzativo
Il punto di partenza più adatto per comprendere le trasformazioni in atto nelle aziende a seguito dell’impatto sempre più dirompente del Web 2.0 e del social networking – e per avviare quindi un processo di change management a esse coerente – è la social organization, fondata sulla valorizzazione dell’intelligenza collaborativa dei suoi membri.
Qui la creazione di valore sociale passa attraverso la capacità di generare la cosiddetta mass collaboration, sfruttando le enormi potenzialità dei social media, attraverso l’istituzione di community collaborative, che vivano tuttavia anche offline. Parliamo dunque del prodotto dell’interazione di tre fattori: i social media, le community e la purpose (la proposizione di valore).
È possibile generare questa interazione? «La questione – scrive Emilio Bartezzaghi nel saggio introduttivo al libro di Nicola Palmarini Lavorare o collaborare? – è se l’utilizzo dei social media possa rappresentare l’occasione per realizzare una svolta radicale, una discontinuità nel percorso evolutivo delle organizzazioni. In altri termini, si tratta di capire se e come i social media – che in modo molto più rapido ed esteso rispetto alle precedenti ondate tecnologiche si sono già affermati nella vita quotidiana di milioni di cittadini e consumatori – possano contribuire a creare le condizioni per cambiare radicalmente le organizzazioni e il lavoro, cioè per passare da modelli centrati sulla gerarchia, la frammentazione delle attività e il controllo, a modelli basati sulla collaborazione, l’elevato contributo delle persone e la partecipazione».
La mia esperienza di studioso, giornalista, manager e consulente dimostra che il cambiamento è possibile, anzi inevitabile. Per realizzarlo occorre però trovare le soluzioni più adatte ai diversi contesti organizzativi a problemi molto concreti quali: come ridefinire la propria cultura aziendale alla luce dei nuovi valori, comportamenti e modi di lavorare necessari per trasformare l’azienda in una social organization? Quali e quante community creare? Utilizzando quali tecnologie sociali? Che impatto ha tutto questo sui processi di acquisizione, gestione, sviluppo e formazione delle persone?
Per rispondere a queste domande la metodologia che offre i migliori risultati è quella del community mapping, da me applicata con successo in organizzazioni come Gruppo Reale Mutua Assicurazioni, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Heineken.
La trasformazione dello stile di leadership
Ma, una volta avviata la Roadmap per la Digital e Social Trasformation, resta da risolvere un punto fondamentale:come cambia il modello di leadership?
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Marco,
articolo molto interessante. È certamente indispensabile che le Aziende riflettano sull’esigenza di un inderogabile cambiamento culturale, proprio alla luce dell’estrema parcellizzazione delle competenze tecnico-scientifiche raggiunta nell’ultimo secolo, associata al repentino sviluppo della tecnica e dei mezzi a essa associati.
La risposta, a mio parere, può essere ricercata all’interno di una diversa modalità gestionale che sappia nello stesso tempo valorizzare le risorse specialistiche presenti nell’azienda, far emergere potenzialità non ancora pienamente espresse e affacciarsi su panorami inesplorati di domande crescenti. In altri termini proprio le caratteristiche super-disciplinari del personale possono essere utilizzate in maniera integrata in modo da tessere una solida rete innovativa.
Uno dei principali problemi incontrati durante un processo di collaborazione tra persone con differenti background professionali è quello di stabilire una comprensione comune dei risultati e, soprattutto, una via per raggiungerli. Una possibile soluzione per superare questa difficoltà risiede proprio nell’applicare un approccio collaborativo transdisciplinare, cioè la conoscenza generata attraverso la soluzione di problemi della vita reale, che nella maggior parte dei casi è olistica, complessa e contestuale.
Tuttavia, per assumere una caratteristica di creatività o innovazione occorre iniziare a varcare i confini di un sistema chiuso, esplorare lo spazio non-vuoto tra le discipline e spesso valutare l’inclusione di un nuovo elemento all’interno di una logica binaria di opposizione.
Fabio