Transmedialità, crossmedialità, multicanalità
“What is the use of a book without pictures or conversation?” E’ la prima frase articolata da Alice, nell’incipit di Alice in Wonderland. “A che serve un libro senza figure e dialoghi?” che anticipa le forme contemporanea di comunicazione: il film, la televisione, l’ebook. E cosa è Facebook, il più rilevante fenomeno del web 2.0, se non un libro con immagini e conversazioni? E così non ci sorprende scoprire nel primo pensiero di Alice, cui è dedicato il Progetto multipiattaforma di Education 2.0 Alice Postmoderna, il perché delle strane strutture assunte dai testi e dagli strumenti che hanno segnato le tappe dello sviluppo dello Humanistic Management dal 1997 a oggi (ehi, lo Humanistic Management è Nativo Digitale!): L’Impresa shakespeariana (sintesi dei concetti elaborati nel laboratorio della rivista Hamlet fra il 1997 e il 2003, illustrata da Milo Manara), Il Manifesto dello Humanistic Management (2004, frutto delle conversazioni con 12 personalità “mutanti”), Nulla due volte (2006, libro-portmanteau in bilico fra la grande poesia di Wislawa Szymborska, fotografia, testimonianze metadisciplinari e riflessione personale), Le Aziende InVisibili (2008, romanzo collettivo a colori, mutazione de Le città invisibili calviniane, scritto a duecento mani e con i disegni di Luigi Serafini, che diviene blog, cortometraggio, Web Opera), il social media ideaTRE60 (intelligenza collettiva per un mondo vitale, come recitava il playoff originale, quando fu lanciato nel marzo 2010), La Mente InVisibile, 2011, ideato come Romanzo Nativo Digitale e pubblicato sperimentando le nuove frontiere del self publishing su Internet.
Lo sviluppo della Multimedialità in Crossmedialità prima e Transmedialità è dunque un processo che connota fortemente l’esperienza dello Humanistic Management così come la fortuna di Alice, che dal primo manoscritto di Carroll è passata attraverso le più diverse forme di comunicazione: film, serie televisive, letture radiofoniche, musical, rappresentazioni teatrali, cartoni animati, videogiochi, solo per citarne alcune. Tuttavia va rilevato che il concetto di Multimedialità in senso stretto è antichissimo: pensiamo ad esempio ai codici miniati medioevali, dove le illustrazioni accompagnano e arricchiscono il testo originale. Una tradizione che arriva fino ai giorni nostri, passando attraverso la grande tradizione dei libri illustrati e fotografici di cui i due libri di Alice sono esempi illustrissimi e in cui rientrano testi come L’Impresa shakesperiana e Nulla due volte.
Questo genere di opere tuttavia si caratterizzano per essere mono-canale (i diversi media cioè convivono sullo stesso canale, il libro stampato). Questa situazione non cambia in maniera sostanziale neppure con la nascita di Internet, anche se naturalmente le potenzialità del media-mix aumentano enormemente. Alla voce Multimedialità di Wikipedia leggiamo: “Si parla di “contenuti multimediali”, in ambito informatico, quando per comunicare un’informazione riguardo a qualcosa ci si avvale di molti media, cioè mezzi di comunicazione di massa, diversi: immagini in movimento (video), immagini statiche (fotografie), musica e testo. Ad esempio, un’enciclopedia multimediale (come la stessa Wikipedia), a differenza di una normale enciclopedia cartacea, permette di associare ad ogni voce non solo la sua spiegazione testuale, ma anche fotografie, disegni esplicativi, filmati, suoni, commenti audio ecc”.
La vera svolta si ha con la diffusione del concetto di Multicanalità (“La Multicanalità può esser definita come l’uso combinato di molteplici canali per creare relazioni, dialogare con il cittadino/utente e offrire servizi”, leggiamo sul sito UrpdegliUrp) oggi ormai affermatosi in Rete, come un recente Report di Global WebIndex ha certificato: “The internet now supports all content across multiple platforms. The view of the internet as a website sitting in a browser is now dead”. Attraverso il concetto di Multicanalità si approda alla Crossmedialità (che, secondo Wikipedia, “si riferisce alla possibilità di mettere in connessione l’uno con l’altro i mezzi di comunicazione, grazie allo sviluppo e alla diffusione di piattaforme digitali, dispiegando l’informazione nei suoi diversi formati e canali”) e alla Transmedialità (grazie alla quale, sempre secondo Wikipedia, ”la comunicazione, muovendosi attraverso diversi tipi di media, contribuisce ad ogni passaggio con nuove e distinte informazioni all’esperienza dell’utente. Usando diversi formati di media, si contribuisce a creare dei “punti di entrata” attraverso i quali l’utente può immergersi completamente nella narrazione. Vi sono due fattori prominenti che guidano la crescita della comunicazione transmediale. Il primo è la proliferazione dei nuovi media come i video games, internet e le piattaforme mobili con le loro applicazioni. Il secondo è l’incentivo economico per i creatori di media che abbassano i costi di produzione condividendo gli assets. La comunicazione transmediale spesso usa pratiche di creazione delle storie anche da parte di persone (co-creazione) che non hanno direttamente a che fare con la produzione principale”).
Una buona analisi di quest’ultimo approdo della Multimedialità è offerta da Francesca De Rosa: “Il termine Transmedia nasce in ambito accademico. A usarlo per la prima volta è Henry Jenkins nel suo Cultura Convergente (cfr. L’IMPRESA NELL’ERA DELLA CONVERGENZA). Jenkins lo conia per descrivere le nuove possibilità di integrazione delle esperienze di intrattenimento che si generano grazie al ricorso a molteplici media. Questa narrazione pervasiva consente allo spettatore di sganciarsi definitivamente dal modello passivo che lo ha visto storicamente subire l’offerta dei broadcaster, trasformandolo in un soggetto attivo, che partecipa allo sviluppo della narrazione (il che constituisce l’essenza del web 2.0, come dicevamo nel post Verso la Corporate Social Identity: come ripensare strategia e modelli organizzativi per vincere la sfida del Management 2.0, ndr.).
Il superamento della sovranità dell’offerta televisiva lineare (la TV di flusso, quella governata dalla logica del palinsesto) ha garantito agli individui un potenziamento delle occasioni di intrattenimento grazie al definitivo abbandono dell’ancoraggio all’hic et nunc: ora o mai più – la logica dell’evento – viene soppiantata dalla libertà a tutto tondo. Libertà di scelta del contenuto, della sua declinazione nella versione più affine alle esigenze del singolo, del momento che meglio s’incastra con il time budget di ognuno. Ma se dal punto di vista dell’utenza l’esperienza transmediale è quanto di più duttile e “naturale”, dal punto di vista del produttore di contenuti appare invece quanto di più difficile si possa immaginare. Se ad oggi molti hanno frainteso, limitandosi a riproporre medesimi contenuti su piattaforme diverse (questa è semplice crossmedialità, nel senso sopra specificato, ndr.), è bene sottolineare che la strada non è così semplice. Come ama ribadire il guru del transmedia storytelling, Jeff Gomez, per la generazione di mondi “altri” su più piattaforme occorre garantire all’utente la sperimentazione di linee di narrazione aggiuntive, la fruizione di esperienze nuove, la possibilità di arricchire le informazioni a disposizione. Solo facendo gemmare la linea temporale narrativa grazie al ricorso a flashback e flashforward, sviluppando personaggi sino a quel momento marginali, creando storie parallele ma saldamente correlate al plot principale, sarà possibile garantire allo spettatore/utente una nuova, soddisfacente, esperienza di intrattenimento, che non depotenzierà l’interesse per l’offerta a tema sulle altre piattaforme ma che anzi servirà ad alimentare un virtuoso sistema di rimandi da un testo all’altro, da un medium all’altro”. Per inciso questo è il sistema di apprendimento tipico dei Nativi Digitali, come già rilevava Baricco nel suo saggio I Barbari del 2006 (cfr. Alice Nativa Digitale – Alice annotata 5).
Come dicevamo, il percorso dello Humanistic Management è segnato dalla transizione Multimedialità-Crossmedialità-Transmedialità. In progetti come Le Aziende InVisibili e ideaTRE60, la multicanalità de L’Impresa Shakespeariana e Nulla due voltediviene crossmedialità: i contenuti vengono declinati in maniera diversa a seconda del canale scelto. Nel caso de Le Aziende InVisibili la tradizionale forma-romanzo (sia pure collettivo ed illustrato), assume la connotazione di post sul blog di NOVA100 e di animazione virtuale nel contesto della Web Opera, dove le Città Invisibili di Calvino, divenute Aziende InVisibili nel romanzo collettivo, tornano ad essere visibili… nel mondo virtuale di Second Life!
La crossmedialità si trasforma infine in transmedialità con la piattaforma multicanale di Social Learning Alice Postmoderna e con il progetto La rivoluzione social e le aziende. Nel primo caso i membri della community sono incentivati ad interagire e a co-creare significato utilizzando canali diversi (la rubrica dedicata nel blog di Nova100, la pagina Facebook, il Gruppo Facebook, il laboratorio di cineama.it), oltre che partecipando alle lezioni del corso di Humanistic Management 2011-2012). Nel secondo, è stata sviluppata una indagine sulla trasformazione in atto nelle organizzazioni, ormai irresistibilmente tese verso i nuovi modelli organizzativi 2.0, sempre fondata sui principi della interazione e della co-creazione di valore, che è stata così articolata:
- Raccolta e analisi di Report, saggi, post, White Paper, realizzati da Esperti o Istituzioni internazionali;
- Delphi online La rivoluzione social e le aziende (che ha coinvolto una cinquantina di manager e consulenti);
- Conversazioni di gruppo offline (animate da Kronos) con coloro che hanno partecipato al Delphi online;
- Questionario strutturato (distribuito a diverse centinaia di aziende in collaborazione con Assochange);
- Interviste a Top Manager di organizzazioni appartenenti a diversi settori di business;
- Riscrittura di alcuni capitoli del volume Nulla due volte. Il management attraverso la poesia di Wislawa Szymborska, che ho realizzato in occasione della scomparsa della grande poetessa polacca.
Il primo pensiero di Alice: la quintessenza dello Humanistic Management 2.0.
L’illustrazione è tratta dall’album Contemporary Visions of Alice (Progetto Alice Postmoderna).
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