La ricerca Open Mood, di cui ci siamo occupati in una serie di Conversazioni dedicate, ha identificato e descritto l’Open Manager. L’Open Manager è una figura che favorisce e sviluppa l’Innovazione Aperta in aziendaAdotta uno stile che coniuga due dimensioni. All’interno dell’azienda lavora in modo agile, facilita la trasparenza, la collaborazione, la sperimentazione e la leadership diffusa. All’esterno è pronto a cogliere opportunità, contribuisce al disegno di soluzioni innovative e si impegna per la loro implementazione in azienda. L’Open Manager favorisce la vitalità e la crescita armonica dell’Organizzazione.

La ricerca Open Mood ha messo a fuoco 5 fattori dell’Open Manager, intendendo per fattori un insieme originale di competenze, comportamenti e atteggiamenti che definiscono le caratteristiche del nuovo approccio manageriale. Oggi ragioniamo intorno al quarto e importante fattore: l’INNOVATION PURPOSE.

Come ci ha spiegato il coordinatore della ricerca Paolo Bruttini, questo fattore inquadra il comportamento di un manager che si approccia al business con agilità, ovvero agisce con grande sensibilità rispetto al contesto, alle opportunità e ai vincoli che incontra. Negli attuali contesti VUCA (Volatilità, Incertezza, Complessità e Ambiguità) infatti è frequente dover prendere decisioni continue per sviluppare azioni che consentano di realizzare la strategia dell’azienda, ma anche cogliere delle opportunità che si generano e che non erano preventivabili. Ciò è possibile se il manager è capace di mettere in discussione le idee che ha maturato e muoversi velocemente per rimodulare la sua azione.

Questa capacità di trasformazione riguarda il manager, ma anche l’azienda che nella sua complessità deve possedere una “dynamic capability” ovvero la capacità di evolvere con tutte le sue risorse a fronte di sempre nuove sfide.

Il cluster che abbiamo chiamato Innovation Purpose dunque si caratterizza per 4 competenze fondamentali.

La prima competenza riguarda il fatto che il manager abbia una visione (un dream) del business e, in particolare, che tale visione sia coraggiosa sfidante, in grado  di catalizzare le emozioni organizzative e quelle dei clienti.

La seconda competenza riguarda la capacità di agire velocemente. Come i colossi high tech nati con la sintassi delle lean startup della Silicon Valley ci hanno mostrato, è fondamentale “sbagliare più velocemente possibile”. L’innovazione segue il ritmo della continua alternanza dreaming-execution-learning. È il mercato a dire cosa funziona e bisogna imparare a lavorare intensamente raggiungendo l’eccellenza attraverso il fallimento continuo.

La terza competenza per un manager è accettare i propri limiti come una variabile da gestire e mettersi in discussione. Il manager deve sapere che ha molte meno certezze rispetto al passato e deve fare un cambio radicale di mindset: accettare di non “sapere” e non “sapere fare”. Saranno le sperimentazioni  e più ancora i clienti e i collaboratori a indicargli la strada migliore.

L’ultima competenza che la Ricerca ha mostrato è la propensione a cercare l’armonia nel team e non il conflitto. Poiché siamo in un contesto di innovazione, il management riduce al minimo gli aspetti transazionali che amplificano i conflitti. Al contrario crea un clima e una cultura di gruppo che include tutti nel far crescere il sogno. Questo produce un più alto senso di appartenenza e il senso di avere un destino comune.

Abbiamo discusso di tutto questo con Mariacristina Gherpelli, Presidente e CEO di GHEPI, Davide Ippolito, Cofounder e ceo di Zwan e Reputation Rating, Ilenia Montanari, HR Manager presso Tecomec, Angelo Rigillo, Head of Open innovation, Hubs and startups di EnelFrancesco Varanini. Direttore MIT Sloan Management Review Italia e Presidente Assoetica.

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