
Gli antichi costruirono Theatron sulle pendici di una collina per sfruttarne il declivio naturale.
Nei secoli Theatron ha subito rimaneggiamenti e restylings, mutando forma e disposizione: da spiazzo erboso sotto il gioco alterno del sole e delle nuvole al levarsi del vento, a scala proiettata verso il cielo (di legno, di pietra), da semicerchio a cerchio, a carro in movimento, a palazzo, a piccolo tappeto al centro della piazza.
Si potrebbe dire che Theatron sia stata costruita da sempre con la Città. Da sempre è il cuore pulsante e il cervello pensante della Città.
Theatron è lo specchio della Città.
È la Città.
In Theatron si può vedere tutto quello che c’è e forse anche tutto quello che non c’è. Si vedono case con verande e balaustre, templi, regge, porcilaie, strade, incroci, trivi e quadrivi, rocce, mercati affollati, piazze e altari. Basta sollevare una botola ed ecco inferi, sacri recinti e tombe degli Eroi. Calando un arazzo compaiono culle, cucine, anfratti, grotte e cunicoli, alzando tende di velluto foreste e campi di granturco.
Non esiste o non avviene alcuna cosa che non sia possibile vedere in Theatron.
Ogni punto minuscolo di Theatron contiene in sé l’universo.
Theatron è nel corpo di chi agisce.
Nella parola di chi canta.
Theatron è nella mente di chi guarda.
È fatta di materia viva, in movimento.
Sacerdoti e pastori, soldati e mercenari, divinità, regine, naviganti e puttane. Assassini, adultere, martiri, vergini, spose, principi, amanti. Governatori e servi: gli abitanti della Città sanno che tutti loro sono contenuti in Theatron.
Al mattino lavorano, amano, lottano, si scontrano, urlano, piangono, si rialzano e, alla sera, in Theatron, rinnovano il loro andare quotidiano, si specchiano nella vita di chi va a lavorare, ama, lotta, si scontra, urla, piange e si rialza.
Sanno che tutti i loro atti sono insieme quell’atto e la sua immagine vista e vissuta. Alcuni addirittura sostengono che in Theatron la vita sia più… vivida!
E così lo specchio ora accresce il valore delle cose, ora lo nega. Non tutto quello che sembra valere resiste se specchiato.
E se gli amanti danno volta ai corpi nudi pelle contro pelle cercando come prendere dall’altro più piacere, e se gli assassini affondano il coltello nelle vene nere del collo e il sangue grumoso trabocca, ecco che chi guarda scopre che può vivere un’altra realtà, diversa dalla propria, ma che gli rivela la sua realtà.
Gli rivela che la vita umana è dolore.
E non tutti possono sostenere questa rivelazione se non è filtrata nello specchio di Theatron, quasi a convincersi che non è cosa reale.
Servono alcune precisazioni: Theatron produce tempo.
Crea memoria.
Theatron, in definitiva, produce realtà: merce di lusso con marchio registrato.
Prospera, si ingrandisce e progetta in virtù di finanziamenti pubblici e autotassazioni dei singoli.
Ma non è la sua grandezza che restituisce la precisione dello specchio.
Come ogni attività umana è stata gestita nei secoli da amministratori illuminati e da furfanti che ne hanno decretato il successo o il declino. Mai la scomparsa.
Può indifferentemente offrire alla visione prodotti gratuiti o a pagamento.
Il marchio vanta numerosi tentativi di imitazione.
Città e Theatron vivono l’una per l’altra.
Non sempre si amano.
Tratto da Le Aziende InVisibili, pp. 143-144.






