Per lo Humanistic Management la poesia, l’arte, la filosofia incrociati con le nuove tecnologie ICT e il web 2.0, sono concepiti come strumenti operativi volti al superamento dei linguaggi settoriali si traducono in catalizzatori metadisciplinari. Metadisciplinarità significa che le persone sono in grado di fare due cose: relativizzare il contributo della propria disciplina rispetto ad altre discipline e dialogare con gli operatori interni ed esterni di discipline diverse dalla propria.
Così viene definita nel Manifesto dello Humanistic Management: “Metadisciplinarità, contrapposta ad ogni eccessiva e babelica commistione, significa sostanzialmente che le persone sono in grado di fare due cose: relativizzare il contributo della propria disciplina rispetto ad altre discipline e dialogare con gli operatori interni ed esterni di discipline diverse dalla propria. Essere metadisciplinari significa in sostanza avere la capacità di fare riferimento, direttamente o indirettamente, a competenze diverse da quelle che si possiedono pienamente. Ora, se la multidisciplinarità può essere garantita da un’équipe di specialisti e la interdisciplinarità da un dialogo tra specialisti, la metadisciplinarità sorge da uno sguardo che nasce da una ampia visione del mondo: delle sue premesse, dei suoi modi di essere, dei suoi fini.”
Il concetto di metadisciplinarietà ha molte connessioni con il concetto di “intersezione” sviluppato da Johannson in The Medici Effect: su questo si può leggere la postfazione all’edizione italiana.
5 casi di collaborazione metadisciplinare sono proposti in questo bel post del blog di TED: Unlikely collaborations: 5 TED Talks that reach across fields .
L’illustrazione di Luigi Serafini è tratta da Le Aziende InVisibili, di Marco Minghetti & The Living Mutants Society, Libri Scheiwiller, 2008.
Torna a Le parole chiave dello Humanistic Management






