
Nel contesto aziendale odierno, il Pop Management propone un approccio che attinge al dinamismo e alla vivacità della cultura pop, rompendo con i modelli gestionali rigidi e gerarchici del passato, per fare dell’azienda un ecosistema vivente, una comunità interconnessa dove l’energia e la creatività fluiscono liberamente.
Al centro di questo paradigma si pone l’Intelligenza Collaborativa, che unisce e supera tre dimensioni classiche — collettiva (Lévy), connettiva (de Kerckhove) ed emotiva (Goleman). È cioè un modo di decidere e produrre valore che integra tre piani: la dimensione collettiva (la conoscenza distribuita), quella connettiva (reti e strumenti che fanno circolare i contributi) e quella emotiva (fiducia, ascolto, sicurezza psicologica). Quando queste leve vengono progettate insieme, il change management smette di essere un intervento episodico e diventa una pratica continua che riguarda la cultura, non solo i processi.
Alessandro Lotto, con cui condurrò il prossimo laboratorio Pop il 23 settembre presso il centro di formazione della BNL, ha sviluppato questa tema focalizzandosi sull’Intelligenza Collaborativa intesa come motore dei processi di change management, attraverso una conversazione diretta e stimolante con una quindicina di esperti di risorse umane operanti nel settori Industria, Servizi e no profit.
In questo Prolegomeno ci focalizzeremo sulle risposte date da manager HR operanti nel settore industriale: Ida De Falco di Rollon, Danilo De Lumè, Romana Garavet di Argotec, Silvia Preti di BMI Italia e Roberta Esposito di Wycon Cosmetcs. Le stesse domande sono state rivolte a manager del no profit e dei servizi: vi proporremo le loro risposte in due puntate successive.






